Il Vulture

Monte Vulture: Vulcanologia e stratigrafia
Il Monte Vulture (Fig.1-2) è un vulcano composito alto 1326 m che comprende, oltre all’edificio principale, alcuni duomi e crateri secondari. È situato sull’intersezione tra due sistemi di faglie, orientati rispettivamente NE-SW e NW-SE, sul margine Est della catena Appenninica (la dove il fronte appenninico va in sovrapposizione alla piattaforma carbonatica dell’Apula).
Il contatto tra la piattaforma carbonatica Apula e i sovrastanti sedimenti è situato circa 5 Km sotto il Monte Vulture, la dove s’ipotizza si sia sviluppata la camera magmatica.

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Fig.1: (a) Localizzazione dei principali centri vulcanici quaternari del centro-sud Italia. (b) Schema geotettonico dell’area del Monte Vulture. La freccia indica la località di Vallone Toppo di Lupo. (D'orazio 2007)



Le sequenze vulcaniche del Monte Vulture (Fig.4) ricoprono un’area di circa 150 Km2, e sono dominate in prevalenza da depositi piroclastici e alcune colate laviche. L’attività vulcanica ha avuto luogo tra 0.8 Ma e 0.1 Ma.
L’attività più antica (0.8-0.7 Ma) fu caratterizzata dalla messa in posto di depositi piroclastici con composizione da fonolitica e trachitica e dalla messa in posto di alcuni duomi lavici.
In seguito l’attività vulcanica è stata dominata da una serie di eruzioni piroclastiche, con emissione di rare colate laviche, che hanno costruito l’edificio vulcanico principale; durante queste fasi eruttive si è avuto il collasso calderico sommitale. I prodotti vulcanici eruttati in queste fasi variano da tefriti a basaniti fino a fonotefriti e includono rare melilititi, hauynofiri (Melfi, 0.56 Ma) e melfoiditi.
L’attività più recente (0.13 Ma), avvenuta dopo una fase di quiescenza durata circa 200 Ka, produsse due maar intracalderici, occupati attualmente dai laghi di Monticchio (Fig.3), e sequenze di tufi con affinità melilitico-carbonatitica. In questi depositi si rinvengono abbondanti xenocristalli di clinopirosseno, anfibolo e flogopite e xenoliti mafici e ultramafici (alcuni xenoliti sono ipotizzati rappresentare porzioni del mantello superficiale e presentano un’affinità geochimica legata alla subduzione).

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Fig.2: Monte Vulture.



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Fig.3: Laghi di Monticchio.



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Fig.4: Le tre principali fasi eruttive del Vulture: 1) Emissione di depositi piroclastici fonolitici e trachitici e messa in posto di duomi lavici (es. Toppo San Paolo) 2) Formazione dell’edificio vulcanico principale. 3) Fasi finali e formazione dei maar di Monticchio. Tratto da Boenzi et al., 1987.



Petrografia
Le rocce del Monte Vulture variano da foiditi, tefriti, basaniti fino a tefrifonoliti e fonoliti, con rare melafoiditi e melilititi. In generale le varia rocce hanno una tessitura porfirica.

Basaniti: Si rinvengono sotto forma di dicchi nelle località di Fontana Giumentari (n°8 in Fig.5) e Cimitero di Foggiano (n°11 in Fig.5), colate laviche e coni di scorie come ad esempio nella zona di Ciaulino (n°19 in Fig.5), Barile (n°5 in Fig.5) e alla sommità del Monte Vulture. Sono rocce porfiriche con fenocristalli di olivina (con inclusioni di spinelli cromiferi), clinopirosseni da salitici a diopsidici, e talvolta hauyna. La pasta di fondo è costituita dalle stesse fasi in aggiunta a magnetite, scarsa flogopite, apatite, e plagioclasi e/o feldspati alcalini interstiziali.

Tefriti e Fonotefriti: Costituiscono la maggior parte delle colate laviche del Vulture. Sono costituite da fenocristalli di pirosseni salitici molto zonati, plagioclasi, magnetite, leucite (spesso alterata da analcime), hauyna, anfiboli (spesso riassorbiti) e biotite. La pasta di fondo è costituita da plagioclasi, anortoclasi, clinopirosseni, magnetiti e feldspatoidi.

Foiditi: Sono petrograficamente molto simili alle tefriti e fonotefriti, l'unica differenza di rilievo è data dal fatto che le foiditi sono più ricche in hauyna e prive di fenocristalli di feldspato. I feldpati sono presenti unicamente nella pasta di fondo sotto forma di microliti.

Fonoliti: Si rinvengono come duomi lavici e blocchi (xenoliti) all'interno dei depositi piroclastici come a Braide (n°2 in Fig.5). Sono caratterizzate da fenocristalli di feldspato alcalino, hauyna, pirosseni salitici ricchi in Fe, Ti-magnetite, granato melanitico, titanite, scarso plagioclasio e rara leucite immersi in una pasta di fondo costituita dalle stesse fasi in aggiunta a nefelina.

Melilititi: Si rinvengono unicamente in località Prete della Scimmia (n°12 in Fig.5). Sono costituite da fenocristalli di melilite (Akermanite), pirosseni salitici e ossidi opachi immersi in una pasta di fondo olocristallina contenente nefelina, leucite, hauyna, magnetitie e spesso granato. Si ha comunemente una tessitura ocellare con ocelli o vescicole riempite da calcite, nefelina, pirosseno e magnetite.

Hauynofiro di Melfi (n°1 in Fig.5) è una roccia olocristallina porfirica costituita da fenocristalli di hauyna (con bordi sodalitici) pirosseni salitici zonati, leucite e apatite immersi in una pasta di fondo olocristallina costituita dalle stesse fasi in aggiunta a nefelina Na-Fe-melilite e magnetite.

Melafoiditi: Si rinvengono in località Santa Caterina, sono costituite da fenocristalli di Pirosseni salititici ricchi in Ca-Ti e rara hauyna. La pasta di fondo a grana molto fine è costituita da nefelina, hauyna, leucite, apatite, melilite (gehlenite) e ossidi opachi.

Rocce melilitico-carbonatitiche: Rocce eruttate nelle ultime fasi dell’attività vulcanica, sono costituite da sequenze piroclastiche e tufacee (Vedi Vallone toppo di Lupo).

Xenoliti: Si rinvengono abbondantemente all'interno dei depositi piroclastici e raramente all'interno dei dicchi basanitici. Sono costituiti da eherliti a flogopite, duniti, clinopirosseniti, clinopirosseniti ad apatite e biotite, clinopirosseniti ad anfibolo ecc.


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Fig.5: Carta geologica schematica del Monte Vulture con la localizzazione dei principali affioramenti.



Genesi
La genesi e l’evoluzione del magmatismo del Monte Vulture sono state oggetto di numerosi dibattiti e studi (Melluso et al., 1996; Stoppa and Principe, 1998; Beccaluva et al., 2002; Downes et al., 2002; De Astis et al., 2006). In riferimento alle rocce del Monte Vulture, molti autori, utilizzano il termine anomalo o ibrido, per sottolineare che i prodotti di questo vulcano, cosi come l’ambiente geologico in cuoi si trova, sono differenti dagli altri vulcani Quaternari della penisola Italiana.
In particolare, anche se caratterizzate da un’anomalia negativa di Nb, Ta, P e Ti (come tipicamente si osserva in magmi legati a sorgenti orogeniche), le rocce del Monte Vulture presentano un’attenuazione di tale anomalia, e, in aggiunta, mostrano alti contenuti di Th, U, Pb e LREE e anomalie negative di Rb e K. Nel loro insieme, le composizioni isotopiche di Sr-Nb-Pb delle rocce del Monte Vulture, risultano intermedie tra quelle osservate per i magmi Plio-Quaternari intraplacca del Sud Italia (Etna, Ibeli) e i magmi della Provincia Magmatica Romana.

Secondo Beccaluva et al. (2002), i magmi del Monte Vulture sono legati a bassi tassi di fusione parziale di un mantello litosferico arricchito da fusi Na-alcalini e/o carbonatitici e ulteriormente modificato dall’aggiunta di componenti legate alla subduzione.
Secondo De Astis et al. (2006), la sorgente del Monte Vulture è legata a un mantello di tipo FOZO-HIMU (FOZO = mantello "comune", HIMU = Mantello con alto rapporto U/Pb) con flusso verso W in risposta al detachment della placca Adria in subduzione, e modificato da fluidi rilasciati dalla copertura sedimentaria di quest’ultima. Lo slab detachment potrebbe essersi verificato circa 0.8 Ma, quando la fase compressionale nell’area del Monte Vulture cessò, e la tettonica distensiva che né conseguì, generò un sistema di fratture lungo cui risalirono i magmi del Vulture. Uno schema generale può essere osservato in Fig.6.

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Fig.6: Evoluzione geodinamica della penisola Italiana. A) Subduzione della placca Apula-Ionica fino a circa 0.8Ma. B) Slab breakoff nel settore Apluo della placca, contaminazione mantellica, al di sotto della placca Apula, legata a materiale crostale portato in subduzione, e formazione del Monte Vulture. La subduzione persiste nel settore Ionico. C) Progressivo affondamento, e rollback, dello slab Ionico e formazione di magmi ibridi OIB (vulcani campani e Stromboli).





Bibliografia



Le informazioni contenute in questa pagina sono tratte da:
• De Fino, M., La Volpe, L., Peccerillo, A., Piccarreta, G., & Poli, G. (1986). Petrogenesis of Monte Vulture volcano (Italy): inferences from mineral chemistry, major and trace element data. Contributions to Mineralogy and Petrology, 92(2), 135-145.
• D'Orazio, Massimo, et al.(2007). "Carbonatites in a subduction system: the Pleistocene alvikites from Mt. Vulture (southern Italy)." Lithos 98.1: 313-334.
• Jones, A. P., Kostoula, T., Stoppa, F., & Woolley, A. R. (2000). Petrography and mineral chemistry of mantle xenoliths in a carbonate-rich melilititic tuff from Mt. Vulture volcano, southern Italy. Mineralogical Magazine, 64(4), 593-613.
• Beccaluva, L., Coltorti, M., Di Girolamo, P., Melluso, L., Milani, L., Morra, V., & Siena, F. (2002). Petrogenesis and evolution of Mt. Vulture alkaline volcanism (Southern Italy). Mineralogy and Petrology, 74(2-4), 277-297.
• Peccerillo, A. (2005). Plio-quaternary volcanism in Italy (Vol. 365). Springer-Verlag Berlin Heidelberg.