Provincia magmatica Intra-Appenninica

La provincia intra-Aappenninica (IAP) comprende un numero di piccoli centri ultrapotassici monogenici diffusi attraverso la zona interna della catena appenninica. Rocce piroclastiche affiorano a San Venanzo, Cupaello, Perugia, Pietrafitta, Acquasparta, Oricola e in altri numerosi piccoli centri vulcanici. La provincia Intra-Appenninica è detta anche provincia Umbra (secondo Washington, 1906) mentre è definita come Provincia in tramontana Ultra alcalina (IUP) o anche Distretto ultra alcalino Umbria-lazio (ULUD).

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Localizzazione dei principali affioramenti vulcanici della provincia magmatica umbra (Peccerillo, 2005).



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Centri vulcanici della provincia magmatica umbra e relativi prodotti (Peccerillo, 2005).



Le zone interne della catena Appenninica sono caratterizzate da una spessa pila di rocce sedimentarie, impilate al di sopra di un basamento metamorfico di età Permiano-Triassico; questa zona è stata interessata, a partire dal Triassico-Giurassico a fenomeni di rifting, con sedimentazione all’interno di bacini estensionali; successivamente, durante il Miocene, a causa della formazione della catena Appenninica la zona è stata interessata da una tettonica compressiva, migrante da ovest verso est accompagnata ad estensione di retroarco.

Lo spessore della crosta continentale nella zona della Provincia magmatica Intra-Appennina è considerevolmente maggiore che nella zona della Provincia magmatica Toscana; la crosta raggiunge i 35 Km in corrispondenza della catena, e tende a decrescere verso la zona Adriatica.

I due centri principali, sui quali si concentrano gli studi più importanti, sono San Venanzo e Cupaello.

Nonostante la loro ristretta diffusione e la loro scarsa abbondanza, a questa provincia sono stati attribuiti numerosi nomi: ULUD (Ultra Alkaline Umbriam District), IUP (Intramontane Ultra Alkaline Province), UUP (Ultra alkaline Umbrian Province).
Sulla base della classificazione di Foley et al. (1987), le rocce dei centri vulcanici di San Venanzo e Cuapello appartengono al gruppo II delle kamafuguti.

La classificazione di Foley et al. (1987) per le rocce ultrapotassiche è stata realizzata principalmente sulla base delle concentrazioni degli elementi maggiori, per cui queste rocce presentano molte differenze in termini di composizione isotopica e abbondanza di elementi in traccia con le classiche kamafugiti del Rift Africano, scelte come endmember di questo gruppo. Le kamafugiti, sono rocce fortemente sottosature in silice, sono larnite (Ca2SiO4) normative, variano tra foiditi, olivin-meliliti e meliliti. A differenza delle altre rocce sottosature in silice, nelle kamafugiti, kasilite e melilite dominano sulla leucite.
Rispetto alle altre rocce ultrapotassiche italiane, le kamafugiti umbre hanno il contenuto in CaO (14.68 - 15.21 wt.%) più alto, insieme con un basso contenuto in Al2O3 (7.92-12.28 wt.%), queste caratteristiche sono necessarie per stabilizzare la melilite. Il plagioclasio nelle kamafugiti è assente.

Petrogenesi

C’è un generale accordo nel ritenere che il magmatismo delle zone interne dell’Appennino si sia generato da sorgenti mantelliche anomale, sottoposte a processi di metasmomatismo. Tutta via l’età e la natura dei processi metastatici sono a tutt’oggi molto dibatutti.

Sono state formulate due principali ipotesi per la genesi dei prodotti magmatici della provincia intra-Appenninica; una prevede la contaminazione, da parte di sedimenti marnosi, della sorgente mantellica. Tale processo richiede la presenza di una zona di subduzione attiva; ciò potrebbe essere avvenuto durante la convergenza tra la catena Appenninica e la placca Adria.
La seconda ipotesi prevede la derivazione dei prodotti magmatici della Provincia Intra-Appenninica attraverso processi intra-continentali; questo sarebbe supportato dalla stretta associazione tra prodotti kamafugitici e prodotti ricchi in carbonati, associazione simile a quella che si riscontra nella provincia del Virunga (Est Africa) dove si ha la presenza di prodotti melilitici e carbonatitici.



Bibliografia



Le informazioni contenute in questa pagina sono tratte da:
• Peccerillo.A: Plio-Quaternary Volcanism in Italy (2005)